Ognuno ha la propria idea di amicizia. Per me l’amicizia è un affetto reciproco che deriva da una scelta. Si fonda sulla stima e sul rispetto.
In passato credevo che solo una relazione duratura potesse essere considerata una vera amicizia. Crescendo mi sono resa conto che non era affatto facile creare delle relazioni durature, soprattutto dopo una certa età.
Perché si ha paura della solitudine
Non si è quasi mai soli, se ci rifletto bene. Di questi tempi molti sembrano chiusi nel proprio mondo, persi tra le notifiche del cellulare, quindi sembra difficile conoscere nuove persone. Penso a quando prendo il treno: spesso la prima cosa che faccio io stessa è estraniarmi da tutto e ascoltare musica, guardando fuori dal finestrino. Eppure ci sono tanti modi per conoscere nuove persone, come ci spiega qui lo psicologo Sebastiano Dato.
Idealizzare l’amicizia
Mi sono resa conto che i rapporti di amicizia che ho vissuto non assomigliavano affatto a quelli che mi ero immaginata nella mia testa (come l’amicizia dei membri di How I met your mother, Friends, Dawson’s Creek eccetera, per intenderci).
Ciò che adesso mi aiuta è mantenermi serena il più possibile e aprirmi alle possibilità che la vita può offrire. Che siano amicizie temporanee o durature, l’importante è tenere presente che quasi nessuno è solo in modo assoluto e per sempre.
Compagni di viaggio temporanei
Incontrare una persona al lavoro, al corso di tennis o nel gruppo di lettura può essere bello, ma strettamente legato alle circostanze esterne. Quando queste ultime vengono meno, ci si perde di vista, poiché un’amicizia va coltivata nel tempo e per far questo ci vuole volontà, voglia di farsi avanti superando la paura del rifiuto, volontà di superare la pigrizia, perché a volte tutto ciò che vorremmo è sprofondare nel divano e rimanere a casa, piuttosto che uscire con un amico.
Se cambiamo il modo di considerare l’amicizia:
– Anche solo scambiare due chiacchiere con una persona che non rivedremo più può svoltare la nostra giornata; – avere un rapporto di solidarietà e fratellanza con i colleghi è qualcosa di cui essere grati; – frequentare un corso e conoscere persone con cui si sta bene può lasciare spazio a esperienze di condivisione molto profonde; – persino far parte di una community virtuale può essere considerato amicizia.
Inoltre, cosa di non poco conto, passare del tempo di qualità da soli ci aiuta a coltivare l’amicizia con noi stessi.
Imparare a lasciare andare i rapporti che non funzionano più
A volte ci sono rapporti negativi che andrebbero lasciati andare per il bene di tutti, ad esempio quando ci si rende conto che l’amicizia è basata sui bisogni di una sola persona che prosciuga le energie dell’altra, o quando un amico non perde occasione per criticarci. A quel punto è senz’altro meglio rimanere in solitudine (lo so per esperienza). Non è colpa di nessuno, semplicemente è meglio lasciare andare il rapporto, che eventualmente potrà trasformarsi in una conoscenza. Fa male, sì, ma sarà sempre meglio che continuare a farsi prendere a pesci in faccia.
Un amico ti sostiene, ti alleggerisce, condivide un pezzo di strada con te e di sicuro cerca di non criticare, di non attaccarti. O almeno questa è la mia idea di amicizia.
Essere amici di se stessi e godersi il tempo da soli
Mi sono fatta una lista delle cose piacevoli che amo fare anche da sola e approfitto di ogni momento libero per metterle in pratica.
Ad esempio: – Studiare una lingua straniera – Guardare una serie tv o un film – Leggere un libro – Disegnare – Ascoltare musica – Farmi un massaggio con gli oli essenziali – Ballare – Cantare – Fare una passeggiata – Organizzare gli impegni – Cucinare qualcosa di nuovo – Meditare – Fare attività fisica – Visitare nuovi posti insieme a persone sconosciute
Così ho smesso di sentirmi triste solo per paura della solitudine, ho scoperto che a volte in solitudine sto proprio bene e che i rapporti che abbiamo non sempre sono come quelli che vediamo in televisione. Ho imparato a dare valore anche alle conoscenze, alle brevi frequentazioni e ai rapporti legati a circostanze esterne.
Inoltre, la solitudine diventa molto utile per capire cosa desideriamo in un rapporto. Chiediamoci: cosa abbiamo fatto in passato soltanto perché non volevamo sentirci esclusi? Questo ci aiuta a prendere consapevolezza dei nostri reali bisogni, imparando ad essere selettivi, invece di attaccarci alla prima persona solo per paura di rimanere soli.
Non abbiamo tutti lo stesso destino
A volte mi sono sentita sola vedendo alcuni gruppi di amici che sembravano molto affiatati. La verità è che non tutti abbiamo lo stesso destino, che sia in amore o in amicizia. Non possiamo forzare niente, possiamo solo metterci in uno stato di serenità e aprirci alle infinite possibilità che la vita ci offre, come ci insegna anche G. C. Giacobbe nel suo libro Come diventare un Buddha in cinque settimane. E chissà che un giorno non troveremo dei nuovi amici!
Cosa distingue un rapporto di coppia destinato a finire da uno destinato a durare a lungo? John Gottman ce ne parla nel suo libro “Intelligenza emotiva per la coppia”.
Per aiutare a risolvere i conflitti, molti terapeuti fanno leva sull’ascolto attivo e sul non giudizio. Eppure è noto a tutti che, in momenti di tensione, sia davvero difficile far presente una criticità rimanendo assertivi. Molti conflitti di coppia, infatti, dimostrano che è possibile continuare a rispettarsi, nonostante le discussioni non seguano le regole dell’ascolto attivo e dell’assertività: discutere in modo animato senza rovinare un rapporto è possibile, e non tutte le discussioni hanno come conseguenza il rancore.
Le azioni che alla lunga portano alla rottura
Gottman sostiene che ci siano delle azioni e degli atteggiamenti capaci di rovinare irrimediabilmente un rapporto.
Avvio difficile del litigio
Solitamente, quando si inizia una discussione aggredendo, criticando o accusando l’altra persona, con molta probabilità si instaurerà un circolo vizioso di attacco e difesa, da cui sarà difficilissimo sottrarsi.
I quattro cavalieri dell’Apocalisse
I “quattro cavalieri dell’apocalisse”, come li chiama Gottman, sono i veleni che si insinuano piano piano nelle coppie e che, se coltivati, possono determinarne la rottura.
Critica
La differenza tra la lamentela e la critica è, secondo Gottman, che la prima si riferisce a una situazione o a un comportamento, mentre la seconda colpisce la persona, che istintivamente si metterà sulla difensiva, creando tensione e risentimento.
Disprezzo
Come la critica, il disprezzo irrompe quando si perde fiducia nell’altra persona e si smette di stimarla, arrivando talvolta a insultarla, velatamente e non. Anche il sarcasmo spesso nasconde il disprezzo e la volontà di umiliare il partner.
Atteggiamento difensivo
Anche se può sembrare che l’atteggiamento difensivo sia innocuo o meno responsabile delle crisi che portano alla rottura, in realtà spesso fomenta i litigi, dato che il fatto di giustificarsi è un modo velato per far rimbalzare la responsabilità all’altra persona, rimproverandola indirettamente.
Ostruzionismo
L’ostruzionismo di solito arriva dopo alcuni anni, mentre è meno comune durante l’inizio di una relazione. Questo atteggiamento fa sì che la persona che si sente attaccata eviti del tutto la discussione, arrivando a ignorare il partner. Evitare di rispondere, distogliere lo sguardo sono tipici atteggiamenti di ostruzionismo. Solitamente si ricorre a quest’ultimo per scappare dal soffocamento.
Soffocamento
Il soffocamento è la reazione a un eccessivo stress provocato dalla negatività del partner (critica, disprezzo).
Il linguaggio del corpo
II corpo ci parla costantemente. Un battito cardiaco molto alto, la presenza di adrenalina e la pressione sanguigna troppo alta durante una discussione, possono segnalare un forte stress dovuto alla sensazione di soffocamento.
Come far durare un rapporto di coppia. I principi su cui si basa un’unione felice secondo John Gottman
Ampliare la mappa dell’amore
Continuare a conoscersi, ad essere curiosi sulla vita del partner, continuare a fare domande e a comunicare per capire cosa può essere migliorato.
Alimentare la tenerezza e l’ammirazione
Il disprezzo è l’esatto opposto dell’ammirazione e quest’ultima è un toccasana per un rapporto, che sia di amicizia o di altro tipo.
Avvicinarsi, non allontanarsi
Rimanere in contatto, rivolgersi al partner durante la gestione delle questioni quotidiane; raccontare ciò che ci succede, parlando anche di cose futili, purché si mantenga la connessione.
Lasciare che il partner ci influenzi
Significa prendere in considerazione i consigli e i desideri dell’altra persona, evitando di prendere decisioni in autonomia senza prima aver trovato un accordo.
Risolvere i problemi risolvibili
I problemi risolvibili richiedono impegno da parte di entrambi e la volontà di scendere a compromessi, oltre a una buona dose di organizzazione. Mettersi d’accordo e pianificare la risoluzione rafforza la complicità di coppia.
Convivere in modo sereno con i problemi non risolvibili
Gran parte dei problemi di coppia non sono risolvibili. Questo vuol dire che bisogna trovare il modo di conviverci senza che la negatività prevalga. Le coppie felici possono irritarsi e arrabbiarsi, ma nonostante ciò mantenere una profonda accettazione dell’altra persona.
Alimentare l’amicizia
Gentilezza, tolleranza, pazienza, complicità e lavoro di squadra sono alla base di una buona amicizia di coppia.
I tentativi di riparazione durante i conflitti
Quelli che Gottman chiama “tentativi di riparazione” servono a smorzare la tensione, a riportare un clima di complicità laddove stia prevalendo la rabbia o la delusione. Possono essere rappresentati, ad esempio, da una battuta o da un gesto simbolico.
E voi cosa ne pensate? Quali sono le azioni che fanno bene alla coppia?
Questo che state per leggere è un estratto del mio diario sul binge eating.
25 aprile. Rifletto. I partigiani avevano gli occhi infuocati di chi combatte per un ideale. Oggi nei paesi più ricchi disponiamo di ogni comodità, abbiamo accesso a una gran quantità di informazioni in qualsiasi momento. La maggior parte di noi può decidere come trascorrere il tempo libero, chi glielo impedisce? Eppure cresce il malessere.
Non sono riuscita a dormire. Continuavo a pensare “dai, prendo il cellulare e provo a vedere se su facebook c’è qualche novità. Magari qualcuno ha scritto qualcosa che potrebbe interessarmi. Davanti al mio letto c’è lo specchio e per un secondo guardo la mia immagine riflessa. “Che schifo. Ho un aspetto che fa schifo”. Si fa strada un leggero buco allo stomaco, ma io lo ignoro, perché so di aver cenato regolarmente, non posso aver fame seriamente, non è umano! Allora riprendo il telefono e comincio ad ascoltare con interesse degli audio di crescita personale. Sono molto interessanti e catturano per un po’ la mia attenzione.
Tic tac tic tac. Sono ancora le 23:11 e non ho sonno. Come farò a trascorrere un’altra mezz’ora o un’altra ora senza abbuffarmi? In fondo che male c’è ad abbuffarsi. Potrei riempire il vuoto del mio stomaco, potrei sentirmi piena, essere felice. Del resto, il mio corpo sta soffrendo in questo stato. Ma io resisto. Prendo in mano il mio quaderno e inizio ad annotare qualche frase di riflessione che ho in testa. Lo richiudo. Prendo in mano il telefono e torno su facebook. 23:24: niente di nuovo. Mamma mia, è insopportabile questa sensazione di vuoto. Non c’è nessuno là fuori per me. Mi liquiderebbero con un “dai, cerca di essere ottimista!” o un “dai, rilassati e cerca di dormire…Conta le pecore!”, ma io non posso smettere di sentirmi così.
Tic tac tic tac.
23:37 e decido di alzarmi. Vado in cucina e prendo nervosamente una fetta di pane e la cioccolata spalmabile. Spalmo la cioccolata velocemente, senza cura. Non mi rendo neanche conto di cosa sto facendo.
23:47 e ho perso il conto di ciò che ho divorato. Pane, cioccolata, biscotti alla marmellata, una fetta di torta, poi pane e maionese e poi di nuovo pane e cioccolata.
Finalmente mi sento piena, sfinita, posso ributtarmi nel letto, coprirmi, continuare a leggere sul cellulare fino a quando, finalmente, dopo che i miei occhi si saranno fatti rossi per lo stress a cui li ho sottoposti, dopo che avrò avvertito la pesantezza della mia pancia che sicuramente si sarebbe meritata di meglio, posso abbandonarmi all’incoscienza e sentire spegnersi il pulsante dell’insoddisfazione.
Questo è ciò che ho provato spesso per anni. Si era creato un circolo di amore-odio verso i dolciumi e i cibi molto salati e grassi. Cercavo rigidamente di mangiare bene, di sentirmi leggera, ma in qualche modo la confusione mentale, l’impazienza, ilrifiuto delle emozioni scomode mi facevano tornare quella sensazione di fame che non mi lasciava in pace.
Ortoressia e binge eating: due facce della stessa medaglia
La mia passione per l’alimentazione naturale era nata da tempo. Mi piaceva intrattenermi a leggere informazioni sulle proprietà degli alimenti che secondo me facevano bene, oltre che sulle caratteristiche negative degli alimenti sconsigliati – perché troppo grassi o troppo zuccherati. Su internet e in biblioteca potevo trovare ogni genere di informazione e addirittura in qualche libro si poteva leggere di come alcune persone fossero guarite da malattie gravi grazie all’alimentazione.
Durante i periodi più stancanti, in cui tendevo a soffrire di gonfiore, stitichezza alternata a diarrea, davo la colpa interamente alla mia alimentazione: non ero abbastanza brava e costante nel mangiare in modo sano. E così iniziavo dei periodi di “depurazione”, seguiti poi da periodi di stress e di alimentazione incontrollata. Tutto questo non faceva che stressare anche la mia pancia stessa, peggiorando i sintomi.
Questo non vuol dire che la passione per l’alimentazione naturale, per le verdure e per la frutta siano sbagliate, anzi. Ma da un eccesso si arriva spesso al suo opposto. La rigidità apre le porte al malessere, che a sua volta ci spinge a infrangere le regole che noi stessi ci siamo imposti.
Se ne può uscire?
Contrariamente a ciò che pensavo, sì che possiamo uscirne. Tuttavia il percorso è fatto di valli e monti, di salite e discese, di alti e bassi. Ci sono giorni in cui lo stress è alle stelle e mi viene proprio spontaneo aprire la credenza e mangiare senza pensare, senza consapevolezza. Ho imparato a darmi il permesso di farlo, senza sensi di colpa e, incredibilmente, questo ha davvero ridotto il numero di volte in cui perdo il controllo.
La fame senza controllo è li per un motivo (o più di uno)
I motivi vanno scoperti di volta in volta, ascoltandosi. Non c’è una formula magica che ci permette di scoprire cosa si nasconda nella sensazione di vuoto che colmiamo col cibo. Si può trattare di tanti motivi, magari tra loro concatenati. Ad esempio, a me accadeva spesso (e ora mi accade solo talvolta) di sentirmi sfinita dopo l’intera giornata trascorsa al lavoro e poi nel traffico per tornare a casa. Una volta a casa, mi sentivo sopraffatta dalle altre attività da svolgere (cucinare, lavare i piatti eccetera), oltre che dalla fame biologica che spesso avvertivo. La fame della mia pancia e la fame delle emozioni creavano a volte un miscuglio deleterio, che mi portava a mangiare senza piacere, ma solo per mettere a tacere quella pesantezza che sentivo dentro, rovinando fra l’altro anche il momento della cena. Dopo un’abbuffata mi capitava di sentirmi sfinita, di avere solo voglia di sdraiarmi, di non avere più energie per fare qualcosa di positivo (come ad esempio un po’ di movimento).
Ognuno di noi ha la possibilità di fermarsi un attimo e rattristarsi, se ne sente il bisogno, oppure di piangere o di sentire la rabbia che scorre nelle vene.
Qualche consiglio pratico
Passioni
Come ho scritto varie volte (anche qui), secondo me alcune possibilità che abbiamo per ridurre la perdita di controllo sul cibo sono la scrittura, il disegno, il canto, il ballo, lo sport e tutte quelle attività gratificanti e benefiche che sono faticose ma allo stesso tempo ci donano energia nuova.
Ritrovare il piacere di cucinare
Sentire il profumo, ricercare nuove ricette, variare e introdurre tanti cibi che ci piacciono e ci mettono di buon umore aiuta tanto a far pace con il cibo.
Reintrodurre i cibi che giudichiamo come nocivi
Un altro modo per intraprendere un percorso di equilibrio è ritrovare il piacere nel cibo stesso e nella vita in generale. Si possono ad esempio fare due liste di cibi, una con tutto ciò che ci piace ma che riteniamo nocivo e una con tutto ciò che ci piace e che riteniamo sano. Poi si può iniziare a introdurre questi alimenti gradualmente, inserendo sia gli uni che gli altri, con equilibrio.
Fare un percorso con una dietista olistica
Esistono vari percorsi, anche online. Ad esempio io ho intrapreso e mi sento di consigliare il percorso con Martina Pellegrini.
E voi? Avete dei modi per esprimere queste emozioni senza tentare di cacciarle via?
Chiunque stia cercando, nel suo piccolo, di fare la propria parte per rispettare il pianeta, si sarà certo chiesto quali azioni possano essere sostituite da altre. Io qui ho ne ho elencate 9.
Borraccia, brocca filtrante, filtro per il rubinetto e Case dell’Acqua
Quando si è in giro non è facile trovare delle fontane di acqua potabile, soprattutto se il viaggio si protrae per vari giorni. Ci sono comunque dei siti (come ad esempio Fontanelle.org) che segnalano la presenza di fontane cittadine. Per viaggi brevi invece basta riempirsi la propria borraccia in casa.
Quando dalla collina mi sono trasferita in città, uno dei miei “drammi da ambientalista” è stato quello di trovare un’acqua del rubinetto molto calcarea e dal sapore decisamente troppo forte. L’acqua che arriva nelle case subisce numerosi controlli, perciò è sicura, nonostante la questione rimanga ugualmente controversa a causa delle tubature spesso vecchie delle abitazioni (ma chiaramente ogni situazione è differente).
Ciò che sappiamo è che i filtri permettono di eliminare il cloro e l’eccesso di calcare, migliorando il sapore dell’acqua. Per ridurre il cloro, tuttavia, basterebbe anche solo lasciare l’acqua decantare per un po’. Per un approfondimento, lascio qui un articolo pubblicato dal sito laleggepertutti.it In ogni caso sarebbe ideale scegliere un filtro che non depauperi troppo l’acqua dei suoi minerali (come calcio e magnesio, molto importanti per la salute).
Anche le Case dell’Acqua sono molto utili, anche se per procurarsi abbastanza acqua di solito è necessario tornarci più volte in una settimana (oltre al fatto che non tutti i quartieri ne sono dotati).
Oggetti riutilizzabili
Piatti, posate, bicchieri di plastica monouso sono proprio da evitare (dal gennaio 2022 sono stati messi al bando, nonostante sia stato ovviamente consentito l’esaurimento delle scorte). In alcuni casi possiamo usare le alternative biodegradabili ma, per evitare troppi rifiuti, sarebbe meglio utilizzare il più possibile le normali stoviglie lavabili. Non tutti hanno la lavastoviglie, il tempo o la pazienza di lavare tutto a mano, tuttavia utilizzare il meno possibile oggetti monouso è una regola che personalmente seguo il più possibile.
Riutilizzare i guanti e le buste per i prodotti sfusi
Riutilizzare più volte lo stesso guanto per i prodotti sfusi del supermercato e riutilizzare la busta biodegradabile (ad esempio per la raccolta dell’umido o dell’indifferenziato).
Prodotti con certificazione di sostenibilità ambientale invece dei prodotti con sostanze nocive
Purtroppo troviamo i derivati della plastica anche nei prodotti per la pulizia della casa, nei saponi e negli shampoo. Per questo motivo sarebbe decisamente utile annotarsi le certificazioni di sostenibilità, che garantiscono che nel prodotto non siano presenti derivati della plastica (come ad esempio la paraffina) o altre sostanze nocive. Conviene scriversele e tenerle sempre a portata di mano, così come sarebbe bene scriversi gli ingredienti da evitare al supermercato (ricordarseli tutti è piuttosto arduo, qui trovate una lista). Questo è l’unico modo per evitare di farsi abbindolare dal “greenwashing”, ovvero la strategia di utilizzare termini, colori (spesso il verde) e descrizioni sui prodotti che danno l’illusione della sostenibilità, ma che in realtà hanno ben poco di naturale.
Più vestiti di tessuto naturale e meno vestiti di tessuto sintetico
Ricordo ancora il mio senso di impotenza quando ho scoperto che, lavando i vestiti, questi rilasciano le microplastiche…Chiaramente se lo avessi scoperto prima, avrei negli anni comprato molti meno vestiti che le rilasciano, ma purtroppo l’ho scoperto solo qualche anno fa. Purtroppo non solo i tessuti sintetici, ma anche i tessuti misti o di derivazione naturale possono rilasciare queste sostanze nell’acqua, visto che durante i processi di produzione vengono applicate sostanze che hanno lo scopo di fornire al materiale tessile alcune caratteristiche come ad esempio il ritardo alla fiamma e l’idrorepellenza.
Ovviamente non dobbiamo buttar via i vestiti che già abbiamo. Se dovesse essere necessario qualche altro acquisto, tuttavia, il Pianeta ringrazierebbe se comprassimo vestiti prodotti da aziende sostenibili certificate, meglio ancora se di seconda mano. Unico neo? Non si trova sempre quello che desideriamo e a cui ci ha abituati la fast fashion (parlo di Wish, Shein eccetera).
In ogni caso, è sempre meglio comprare un capo usato rispetto a uno nuovo, anche nel caso in cui sia stato prodotto con tessuti che, ahimè, rilasciano microplastiche. Esistono eventualmente dei sacchetti per la lavatrice che filtrano queste microparticelle, impedendone la dispersione nell’acqua.
Se si ha il tempo di farlo, sostituire un cibo già pronto con la versione fatta in casa
Ad esempio, sostituire la pizza pronta permette di evitare la pellicola di plastica sulla pizza e la confezione esterna di cartone. Quando si prepara l’impasto, al posto della pellicola usa e getta si può coprire la ciotola con un canovaccio. Quando si lavora tutto il giorno, spesso non c’è il tempo materiale (oltre alle energie mentali) per farlo così spesso, però se riuscissimo a preparare anche solo una ricetta alla settimana che ci permetta di non comprare un piatto già pronto (una torta per la colazione, dei biscotti, il pane, la pizza o delle polpette), sul lungo periodo potremmo avere comunque un piccolo risparmio economico, riducendo al tempo stesso gli imballaggi (plastica e non).
Prodotti sfusi il più possibile al posto di quelli confezionati in plastica
Il fattore tempo e quello economico condizionano anche questa scelta, ma anche al supermercato si possono preferire scelte più sostenibili (seppur solitamente più costose) in base al packaging. Meglio la carta (con certificazione FSC, possibilmente), il vetro o la bioplastica rispetto alla plastica e all’alluminio.
Riciclo creativo di prodotti che altrimenti andrebbero nella pattumiera
Ad esempio i vecchi CD musicali possono diventare degli addobbi per l’albero di Natale (magari si possono colorare con dei vecchi smalti o pennarelli indelebili che già avevamo. Inoltre il riciclo creativo non riguarda solo la plastica: i tappi di sughero, per esempio, possono essere utilizzati come profumatori per i cassetti (basta aggiungerci qualche goccia di olio essenziale a scelta).
Portarsi un thermos con caffè, thè o tisana al posto di consumare bevande alla macchinetta, oppure preferire il classico caffè al bar
La pausa con i colleghi in realtà si può fare anche mangiando una mela, l’importante è staccare qualche minuto dal lavoro e fare quattro chiacchiere. Se rinunciare al caffè delle macchinette è troppo difficile, si può comunque scegliere di ridurne il numero: invece di prenderne quattro al giorno, prenderne magari due.
Concludo dicendo che stare attenti a tutto è pressoché impossibile. Si tratta di un percorso in cui è necessario spesso scendere a compromessi. Credo che l’importante sia informarsi e seguire il più possibile i propri valori.
Simbolicamente, la primavera ha sempre rappresentato per me un risveglio di tipo psicosomatico. Per quanto il mese di marzo sia variabile e soggetto a sbalzi di temperature, è il mese che dà inizio al risveglio della natura. Si ha più voglia generalmente di uscire di casa e di andare al parco o nel bosco e in questo periodo ho sempre avvertito il desiderio di rigenerarmi anche a livello fisico, dato che il corpo è connesso con la mente.
Condivido 5 consigli che tutti gli anni mi aiutano a vivere al massimo la primavera.
Scrivere
Scrivere ha un effetto terapeutico, dona chiarezza e alleggerisce la mente dai pensieri (ne ho parlato anche qui). É indicato soprattutto per quelle persone che pensano troppo e agiscono poco, per sbloccare la loro energia. Ho trovato anche molto utile il fatto di annotare i sogni fatti durante la notte: inizialmente sembra che non abbiano nessun senso, ma in realtà il nostro inconscio ci sta comunicando qualcosa attraverso dei simboli. Cerco di annotarli il prima possibile dopo essermi svegliata, dato che poi la mente cosciente tende a dimenticarli in fretta. Ascolto le emozioni prevalenti legate al sogno (come gioia, ansia, paura), poi rileggo e aspetto passivamente delle libere associazioni (ricordi, pensieri). Infine, dopo un certo periodo di tempo, torno a leggere più sogni, per capire se esista un filo conduttore. Non sono tanto importanti le persone conosciute che sogniamo, quanto piuttosto il simbolo che rappresentano nel sogno.
Depurazione del fegato
Il fegato è una ghiandola che, tra le varie funzioni, filtra le tossine presenti nel nostro corpo. Oltre ad aumentare e variare il consumo di verdure e frutta di stagione, anche alcune erbe possono aiutarci. In primavera, passeggiando per i prati, è possibile imbattersi ad esempio nel tarassaco, che ha importanti proprietà drenanti e disintossicanti e il suo colore giallo inoltre mette davvero di buon umore. Alleggerendo il fegato dalle tossine, si avrà un beneficio a livello fisico e mentale. Qui potete trovare il link del sito di un bravo naturopata col quale ho avuto il piacere di fare un percorso. Altre piante amiche del fegato sono il carciofo e il cardo mariano.
Il piacere del cibo
Se poco fa ho parlato di aiutare il fegato a filtrare le tossine per sentirsi più leggeri, personalmente non consiglio di cadere nella trappola della privazione e dell’ansia legata alle tossine. Confesso di esserci caduta anche io, ma posso dire che la salute non dipende interamente dalla nostra alimentazione, dato che i fattori che la influenzano sono davvero tanti. Ecco perché, dopo aver fatto un percorso sull’ alimentazione intuitiva (se vi interessa, lascio il link qui, le consulenze sono online e rivolte alle donne), ho finalmente compreso quanto il piacere possa farci bene. Mangiare con piacere tutti i giorni, sperimentare nuovi cibi e bilanciare la dieta ha davvero un effetto benefico. Il cibo rappresenta anche un canale attraverso il quale soddisfare dei bisogni e, se ci sono squilibri con il cibo, molto probabilmente sono presenti dei bisogni a livello emotivo che non stiamo ascoltando. La primavera può rappresentare sicuramente un buon inizio per imparare ad ascoltarsi (molti di noi hanno disimparato).
Oli essenziali
Non è che siano il rimedio miracoloso a tutti i mali, ma per me rappresentano un validissimo aiuto per migliorare quei piccoli disturbi che a volte mi affliggono. Ogni olio essenziale ha delle diverse proprietà. L’importante, per trarne beneficio, è che siano puri al 100%, meglio ancora se adatti per l’uso interno (vanno sempre diluiti, sia per l’uso interno che esterno, in un olio o in un liquido, trovate più informazioni dettagliate ad esempio in questo libro e sul sito https://www.cure-naturali.it/enciclopedia-naturale/rimedi-naturali/oli-essenziali/olii-essenziali.html)
Gli oli che io uso spesso sono: Tea tree – antifungino, antibatterico Menta – energizzante, rivitalizzante Lavanda – calmante, rilassante Limone – detossinante, migliora memoria e umore Salvia sclarea – utile per aiutare a calmare i dolori mestruali e per la fatica mentale Rosmarino – digestivo, migliora la concentrazione
Rilassarsi grazie al potere terapeutico della musica
Createvi una playlist personalizzata che includa tutte le canzoni che sono un balsamo per l’anima. Ci sono varie tipologie di playlist: da quelle allegre per ballare, a quelle da cantare o con cui rilassarsi totalmente, magari visualizzando delle immagini. Se piacciono, ci sono delle meditazioni guidate molto rilassanti che mettono di buon umore (ad esempio questa).
Il valore della qualità del tempo rispetto alla quantità
Mi sono accorta che, anche nelle lunghe giornate lavorative fatte di fretta e ansia, ritagliarmi anche solo cinque minuti in cui stare fuori al sole osservando gli alberi che fioriscono, ha un effetto benefico duraturo, nonostante le giornate lavorative siano di ben otto ore e le mie pause siano di 10 minuti (quando va bene). Questo vuol dire che dobbiamo rassegnarci a svolgere per sempre un lavoro che non ci piace? No, i sogni (che siano lavorativi o al di fuori del lavoro) sono fondamentali per donarci energia, tuttavia non si cambia la vita dall’oggi al domani. Sicuramente è più saggio cercare di vivere al meglio una situazione scomoda, piuttosto che pensare che “tanto ormai il mio lavoro mi fa schifo, a che serve fare una misera pausa?”. In generale la primavera è, insieme all’autunno, la stagione perfetta per stare fuori e godersi lo spettacolo della natura, quindi perché non approfittare di questa piccola grande gioia?
Quali sono le attività che amate fare in primavera?