Ognuno ha la propria idea di amicizia. Per me l’amicizia è un affetto reciproco che deriva da una scelta. Si fonda sulla stima e sul rispetto.
In passato credevo che solo una relazione duratura potesse essere considerata una vera amicizia. Crescendo mi sono resa conto che non era affatto facile creare delle relazioni durature, soprattutto dopo una certa età.
Perché si ha paura della solitudine
Non si è quasi mai soli, se ci rifletto bene. Di questi tempi molti sembrano chiusi nel proprio mondo, persi tra le notifiche del cellulare, quindi sembra difficile conoscere nuove persone. Penso a quando prendo il treno: spesso la prima cosa che faccio io stessa è estraniarmi da tutto e ascoltare musica, guardando fuori dal finestrino. Eppure ci sono tanti modi per conoscere nuove persone, come ci spiega qui lo psicologo Sebastiano Dato.
Idealizzare l’amicizia
Mi sono resa conto che i rapporti di amicizia che ho vissuto non assomigliavano affatto a quelli che mi ero immaginata nella mia testa (come l’amicizia dei membri di How I met your mother, Friends, Dawson’s Creek eccetera, per intenderci).
Ciò che adesso mi aiuta è mantenermi serena il più possibile e aprirmi alle possibilità che la vita può offrire. Che siano amicizie temporanee o durature, l’importante è tenere presente che quasi nessuno è solo in modo assoluto e per sempre.
Compagni di viaggio temporanei
Incontrare una persona al lavoro, al corso di tennis o nel gruppo di lettura può essere bello, ma strettamente legato alle circostanze esterne. Quando queste ultime vengono meno, ci si perde di vista, poiché un’amicizia va coltivata nel tempo e per far questo ci vuole volontà, voglia di farsi avanti superando la paura del rifiuto, volontà di superare la pigrizia, perché a volte tutto ciò che vorremmo è sprofondare nel divano e rimanere a casa, piuttosto che uscire con un amico.
Se cambiamo il modo di considerare l’amicizia:
– Anche solo scambiare due chiacchiere con una persona che non rivedremo più può svoltare la nostra giornata; – avere un rapporto di solidarietà e fratellanza con i colleghi è qualcosa di cui essere grati; – frequentare un corso e conoscere persone con cui si sta bene può lasciare spazio a esperienze di condivisione molto profonde; – persino far parte di una community virtuale può essere considerato amicizia.
Inoltre, cosa di non poco conto, passare del tempo di qualità da soli ci aiuta a coltivare l’amicizia con noi stessi.
Imparare a lasciare andare i rapporti che non funzionano più
A volte ci sono rapporti negativi che andrebbero lasciati andare per il bene di tutti, ad esempio quando ci si rende conto che l’amicizia è basata sui bisogni di una sola persona che prosciuga le energie dell’altra, o quando un amico non perde occasione per criticarci. A quel punto è senz’altro meglio rimanere in solitudine (lo so per esperienza). Non è colpa di nessuno, semplicemente è meglio lasciare andare il rapporto, che eventualmente potrà trasformarsi in una conoscenza. Fa male, sì, ma sarà sempre meglio che continuare a farsi prendere a pesci in faccia.
Un amico ti sostiene, ti alleggerisce, condivide un pezzo di strada con te e di sicuro cerca di non criticare, di non attaccarti. O almeno questa è la mia idea di amicizia.
Essere amici di se stessi e godersi il tempo da soli
Mi sono fatta una lista delle cose piacevoli che amo fare anche da sola e approfitto di ogni momento libero per metterle in pratica.
Ad esempio: – Studiare una lingua straniera – Guardare una serie tv o un film – Leggere un libro – Disegnare – Ascoltare musica – Farmi un massaggio con gli oli essenziali – Ballare – Cantare – Fare una passeggiata – Organizzare gli impegni – Cucinare qualcosa di nuovo – Meditare – Fare attività fisica – Visitare nuovi posti insieme a persone sconosciute
Così ho smesso di sentirmi triste solo per paura della solitudine, ho scoperto che a volte in solitudine sto proprio bene e che i rapporti che abbiamo non sempre sono come quelli che vediamo in televisione. Ho imparato a dare valore anche alle conoscenze, alle brevi frequentazioni e ai rapporti legati a circostanze esterne.
Inoltre, la solitudine diventa molto utile per capire cosa desideriamo in un rapporto. Chiediamoci: cosa abbiamo fatto in passato soltanto perché non volevamo sentirci esclusi? Questo ci aiuta a prendere consapevolezza dei nostri reali bisogni, imparando ad essere selettivi, invece di attaccarci alla prima persona solo per paura di rimanere soli.
Non abbiamo tutti lo stesso destino
A volte mi sono sentita sola vedendo alcuni gruppi di amici che sembravano molto affiatati. La verità è che non tutti abbiamo lo stesso destino, che sia in amore o in amicizia. Non possiamo forzare niente, possiamo solo metterci in uno stato di serenità e aprirci alle infinite possibilità che la vita ci offre, come ci insegna anche G. C. Giacobbe nel suo libro Come diventare un Buddha in cinque settimane. E chissà che un giorno non troveremo dei nuovi amici!
Questo che state per leggere è un estratto del mio diario sul binge eating.
25 aprile. Rifletto. I partigiani avevano gli occhi infuocati di chi combatte per un ideale. Oggi nei paesi più ricchi disponiamo di ogni comodità, abbiamo accesso a una gran quantità di informazioni in qualsiasi momento. La maggior parte di noi può decidere come trascorrere il tempo libero, chi glielo impedisce? Eppure cresce il malessere.
Non sono riuscita a dormire. Continuavo a pensare “dai, prendo il cellulare e provo a vedere se su facebook c’è qualche novità. Magari qualcuno ha scritto qualcosa che potrebbe interessarmi. Davanti al mio letto c’è lo specchio e per un secondo guardo la mia immagine riflessa. “Che schifo. Ho un aspetto che fa schifo”. Si fa strada un leggero buco allo stomaco, ma io lo ignoro, perché so di aver cenato regolarmente, non posso aver fame seriamente, non è umano! Allora riprendo il telefono e comincio ad ascoltare con interesse degli audio di crescita personale. Sono molto interessanti e catturano per un po’ la mia attenzione.
Tic tac tic tac. Sono ancora le 23:11 e non ho sonno. Come farò a trascorrere un’altra mezz’ora o un’altra ora senza abbuffarmi? In fondo che male c’è ad abbuffarsi. Potrei riempire il vuoto del mio stomaco, potrei sentirmi piena, essere felice. Del resto, il mio corpo sta soffrendo in questo stato. Ma io resisto. Prendo in mano il mio quaderno e inizio ad annotare qualche frase di riflessione che ho in testa. Lo richiudo. Prendo in mano il telefono e torno su facebook. 23:24: niente di nuovo. Mamma mia, è insopportabile questa sensazione di vuoto. Non c’è nessuno là fuori per me. Mi liquiderebbero con un “dai, cerca di essere ottimista!” o un “dai, rilassati e cerca di dormire…Conta le pecore!”, ma io non posso smettere di sentirmi così.
Tic tac tic tac.
23:37 e decido di alzarmi. Vado in cucina e prendo nervosamente una fetta di pane e la cioccolata spalmabile. Spalmo la cioccolata velocemente, senza cura. Non mi rendo neanche conto di cosa sto facendo.
23:47 e ho perso il conto di ciò che ho divorato. Pane, cioccolata, biscotti alla marmellata, una fetta di torta, poi pane e maionese e poi di nuovo pane e cioccolata.
Finalmente mi sento piena, sfinita, posso ributtarmi nel letto, coprirmi, continuare a leggere sul cellulare fino a quando, finalmente, dopo che i miei occhi si saranno fatti rossi per lo stress a cui li ho sottoposti, dopo che avrò avvertito la pesantezza della mia pancia che sicuramente si sarebbe meritata di meglio, posso abbandonarmi all’incoscienza e sentire spegnersi il pulsante dell’insoddisfazione.
Questo è ciò che ho provato spesso per anni. Si era creato un circolo di amore-odio verso i dolciumi e i cibi molto salati e grassi. Cercavo rigidamente di mangiare bene, di sentirmi leggera, ma in qualche modo la confusione mentale, l’impazienza, ilrifiuto delle emozioni scomode mi facevano tornare quella sensazione di fame che non mi lasciava in pace.
Ortoressia e binge eating: due facce della stessa medaglia
La mia passione per l’alimentazione naturale era nata da tempo. Mi piaceva intrattenermi a leggere informazioni sulle proprietà degli alimenti che secondo me facevano bene, oltre che sulle caratteristiche negative degli alimenti sconsigliati – perché troppo grassi o troppo zuccherati. Su internet e in biblioteca potevo trovare ogni genere di informazione e addirittura in qualche libro si poteva leggere di come alcune persone fossero guarite da malattie gravi grazie all’alimentazione.
Durante i periodi più stancanti, in cui tendevo a soffrire di gonfiore, stitichezza alternata a diarrea, davo la colpa interamente alla mia alimentazione: non ero abbastanza brava e costante nel mangiare in modo sano. E così iniziavo dei periodi di “depurazione”, seguiti poi da periodi di stress e di alimentazione incontrollata. Tutto questo non faceva che stressare anche la mia pancia stessa, peggiorando i sintomi.
Questo non vuol dire che la passione per l’alimentazione naturale, per le verdure e per la frutta siano sbagliate, anzi. Ma da un eccesso si arriva spesso al suo opposto. La rigidità apre le porte al malessere, che a sua volta ci spinge a infrangere le regole che noi stessi ci siamo imposti.
Se ne può uscire?
Contrariamente a ciò che pensavo, sì che possiamo uscirne. Tuttavia il percorso è fatto di valli e monti, di salite e discese, di alti e bassi. Ci sono giorni in cui lo stress è alle stelle e mi viene proprio spontaneo aprire la credenza e mangiare senza pensare, senza consapevolezza. Ho imparato a darmi il permesso di farlo, senza sensi di colpa e, incredibilmente, questo ha davvero ridotto il numero di volte in cui perdo il controllo.
La fame senza controllo è li per un motivo (o più di uno)
I motivi vanno scoperti di volta in volta, ascoltandosi. Non c’è una formula magica che ci permette di scoprire cosa si nasconda nella sensazione di vuoto che colmiamo col cibo. Si può trattare di tanti motivi, magari tra loro concatenati. Ad esempio, a me accadeva spesso (e ora mi accade solo talvolta) di sentirmi sfinita dopo l’intera giornata trascorsa al lavoro e poi nel traffico per tornare a casa. Una volta a casa, mi sentivo sopraffatta dalle altre attività da svolgere (cucinare, lavare i piatti eccetera), oltre che dalla fame biologica che spesso avvertivo. La fame della mia pancia e la fame delle emozioni creavano a volte un miscuglio deleterio, che mi portava a mangiare senza piacere, ma solo per mettere a tacere quella pesantezza che sentivo dentro, rovinando fra l’altro anche il momento della cena. Dopo un’abbuffata mi capitava di sentirmi sfinita, di avere solo voglia di sdraiarmi, di non avere più energie per fare qualcosa di positivo (come ad esempio un po’ di movimento).
Ognuno di noi ha la possibilità di fermarsi un attimo e rattristarsi, se ne sente il bisogno, oppure di piangere o di sentire la rabbia che scorre nelle vene.
Qualche consiglio pratico
Passioni
Come ho scritto varie volte (anche qui), secondo me alcune possibilità che abbiamo per ridurre la perdita di controllo sul cibo sono la scrittura, il disegno, il canto, il ballo, lo sport e tutte quelle attività gratificanti e benefiche che sono faticose ma allo stesso tempo ci donano energia nuova.
Ritrovare il piacere di cucinare
Sentire il profumo, ricercare nuove ricette, variare e introdurre tanti cibi che ci piacciono e ci mettono di buon umore aiuta tanto a far pace con il cibo.
Reintrodurre i cibi che giudichiamo come nocivi
Un altro modo per intraprendere un percorso di equilibrio è ritrovare il piacere nel cibo stesso e nella vita in generale. Si possono ad esempio fare due liste di cibi, una con tutto ciò che ci piace ma che riteniamo nocivo e una con tutto ciò che ci piace e che riteniamo sano. Poi si può iniziare a introdurre questi alimenti gradualmente, inserendo sia gli uni che gli altri, con equilibrio.
Fare un percorso con una dietista olistica
Esistono vari percorsi, anche online. Ad esempio io ho intrapreso e mi sento di consigliare il percorso con Martina Pellegrini.
E voi? Avete dei modi per esprimere queste emozioni senza tentare di cacciarle via?
Simbolicamente, la primavera ha sempre rappresentato per me un risveglio di tipo psicosomatico. Per quanto il mese di marzo sia variabile e soggetto a sbalzi di temperature, è il mese che dà inizio al risveglio della natura. Si ha più voglia generalmente di uscire di casa e di andare al parco o nel bosco e in questo periodo ho sempre avvertito il desiderio di rigenerarmi anche a livello fisico, dato che il corpo è connesso con la mente.
Condivido 5 consigli che tutti gli anni mi aiutano a vivere al massimo la primavera.
Scrivere
Scrivere ha un effetto terapeutico, dona chiarezza e alleggerisce la mente dai pensieri (ne ho parlato anche qui). É indicato soprattutto per quelle persone che pensano troppo e agiscono poco, per sbloccare la loro energia. Ho trovato anche molto utile il fatto di annotare i sogni fatti durante la notte: inizialmente sembra che non abbiano nessun senso, ma in realtà il nostro inconscio ci sta comunicando qualcosa attraverso dei simboli. Cerco di annotarli il prima possibile dopo essermi svegliata, dato che poi la mente cosciente tende a dimenticarli in fretta. Ascolto le emozioni prevalenti legate al sogno (come gioia, ansia, paura), poi rileggo e aspetto passivamente delle libere associazioni (ricordi, pensieri). Infine, dopo un certo periodo di tempo, torno a leggere più sogni, per capire se esista un filo conduttore. Non sono tanto importanti le persone conosciute che sogniamo, quanto piuttosto il simbolo che rappresentano nel sogno.
Depurazione del fegato
Il fegato è una ghiandola che, tra le varie funzioni, filtra le tossine presenti nel nostro corpo. Oltre ad aumentare e variare il consumo di verdure e frutta di stagione, anche alcune erbe possono aiutarci. In primavera, passeggiando per i prati, è possibile imbattersi ad esempio nel tarassaco, che ha importanti proprietà drenanti e disintossicanti e il suo colore giallo inoltre mette davvero di buon umore. Alleggerendo il fegato dalle tossine, si avrà un beneficio a livello fisico e mentale. Qui potete trovare il link del sito di un bravo naturopata col quale ho avuto il piacere di fare un percorso. Altre piante amiche del fegato sono il carciofo e il cardo mariano.
Il piacere del cibo
Se poco fa ho parlato di aiutare il fegato a filtrare le tossine per sentirsi più leggeri, personalmente non consiglio di cadere nella trappola della privazione e dell’ansia legata alle tossine. Confesso di esserci caduta anche io, ma posso dire che la salute non dipende interamente dalla nostra alimentazione, dato che i fattori che la influenzano sono davvero tanti. Ecco perché, dopo aver fatto un percorso sull’ alimentazione intuitiva (se vi interessa, lascio il link qui, le consulenze sono online e rivolte alle donne), ho finalmente compreso quanto il piacere possa farci bene. Mangiare con piacere tutti i giorni, sperimentare nuovi cibi e bilanciare la dieta ha davvero un effetto benefico. Il cibo rappresenta anche un canale attraverso il quale soddisfare dei bisogni e, se ci sono squilibri con il cibo, molto probabilmente sono presenti dei bisogni a livello emotivo che non stiamo ascoltando. La primavera può rappresentare sicuramente un buon inizio per imparare ad ascoltarsi (molti di noi hanno disimparato).
Oli essenziali
Non è che siano il rimedio miracoloso a tutti i mali, ma per me rappresentano un validissimo aiuto per migliorare quei piccoli disturbi che a volte mi affliggono. Ogni olio essenziale ha delle diverse proprietà. L’importante, per trarne beneficio, è che siano puri al 100%, meglio ancora se adatti per l’uso interno (vanno sempre diluiti, sia per l’uso interno che esterno, in un olio o in un liquido, trovate più informazioni dettagliate ad esempio in questo libro e sul sito https://www.cure-naturali.it/enciclopedia-naturale/rimedi-naturali/oli-essenziali/olii-essenziali.html)
Gli oli che io uso spesso sono: Tea tree – antifungino, antibatterico Menta – energizzante, rivitalizzante Lavanda – calmante, rilassante Limone – detossinante, migliora memoria e umore Salvia sclarea – utile per aiutare a calmare i dolori mestruali e per la fatica mentale Rosmarino – digestivo, migliora la concentrazione
Rilassarsi grazie al potere terapeutico della musica
Createvi una playlist personalizzata che includa tutte le canzoni che sono un balsamo per l’anima. Ci sono varie tipologie di playlist: da quelle allegre per ballare, a quelle da cantare o con cui rilassarsi totalmente, magari visualizzando delle immagini. Se piacciono, ci sono delle meditazioni guidate molto rilassanti che mettono di buon umore (ad esempio questa).
Il valore della qualità del tempo rispetto alla quantità
Mi sono accorta che, anche nelle lunghe giornate lavorative fatte di fretta e ansia, ritagliarmi anche solo cinque minuti in cui stare fuori al sole osservando gli alberi che fioriscono, ha un effetto benefico duraturo, nonostante le giornate lavorative siano di ben otto ore e le mie pause siano di 10 minuti (quando va bene). Questo vuol dire che dobbiamo rassegnarci a svolgere per sempre un lavoro che non ci piace? No, i sogni (che siano lavorativi o al di fuori del lavoro) sono fondamentali per donarci energia, tuttavia non si cambia la vita dall’oggi al domani. Sicuramente è più saggio cercare di vivere al meglio una situazione scomoda, piuttosto che pensare che “tanto ormai il mio lavoro mi fa schifo, a che serve fare una misera pausa?”. In generale la primavera è, insieme all’autunno, la stagione perfetta per stare fuori e godersi lo spettacolo della natura, quindi perché non approfittare di questa piccola grande gioia?
Quali sono le attività che amate fare in primavera?
La vendetta di Shakira sembra aver creato molto scalpore nella comunità social. Molti hanno espresso la propria opinione, ed ecco la mia.
Il paragone con le altre
In una delle sue recenti canzoni, Shakira esprime tutta la sua rabbia, arrivando a paragonarsi con una Ferrari, a cui l’ex compagno avrebbe preferito una semplice Twingo.
A me questo paragone tra automobili ha fatto storcere il naso.
Sarebbe come a dire che lui è un cretino perché ha preferito una persona di poco valore rispetto a una che valeva di più: così viene alimentato il solito stereotipo delle donne che si paragonano le une alle altre, utilizzando come metro di paragone il proprio corpo o il proprio successo.
Alcuni hanno interpretato il paragone come se fosse riferito al valore globale della persona anziché all’estetica. In ogni caso, si tratterebbe comunque di una competizione che mira a screditare l’altra persona che, in effetti, ha agito alle sue spalle, ma non aveva nessun vincolo di fedeltà nei suoi confronti (diversamente dal suo ex compagno).
Comprendo la rabbia della cantante e capisco bene la sua voglia di rivalsa. Essere traditi, essere pugnalati alle spalle farebbe soffrire chiunque. Ma perché paragonarsi all’altra?
Certo, non ci aspettiamo che provi stima per quella ragazza, ma neanche che la sminuisca e la paragoni a un’automobile.
Vendetta
La vendetta è un danno materiale o morale per rifarsi di un’offesa ricevuta.
A molte persone la vendetta piace, così come assistere alle competizioni.
Darsi importanza, far valere i propri diritti, “cantarne quattro” a chi si è preso gioco di noi può essere giusto e liberatorio.
Dove sta qui la linea sottile tra prendersi una rivincita e vendicarsi? Forse sta proprio nel descrivere ciò che abbiamo subito senza scadere nelle offese e nella competizione.
Affrontare la fine di un amore
Questa vicenda mi ha fatto pensare a quanto possa essere difficile affrontare un tradimento (in amore, in amicizia, in famiglia). Essere lasciati non piace a nessuno. Fa male, ci ferisce e in alcuni casi risveglia ferite profonde risalenti addirittura all’infanzia.
Eppure, quando qualcuno ci lascia, spesso nella relazione c’era già qualcosa che non andava. Forse lo si era volutamente ignorato, per evitare di prendersi la responsabilità di affrontare la crisi, oppure ci si era concentrati su altre questioni, convincendosi che in futuro le cose si sarebbero risolte da sole; magari si era perso il contatto con l’altra persona e l’intimità, intesa come vicinanza psicologica, l’andare nella stessa direzione.
Forse non c’è un modo indolore di lasciarsi, però la trasparenza e la comunicazione aiutano a prevedere e ad affrontare eventuali crisi che potrebbero portare alla separazione. A volte la trasparenza manca da una parte o da ambo le parti.
Un amore che finisce rappresenta una grande perdita. Si era creata un’identità di coppia che cade in mille pezzi, vengono a mancare tutti i momenti vissuti insieme, il linguaggio particolare della coppia, la quotidianità, i pasti e le attività condivise. Provare rabbia e incredulità fa parte del processo. Per approfondire, qui c’è un articolo molto interessante scritto dallo psicologo Matteo Agostini.
Per concludere, comprendo il dolore di Shakira, il suo desiderio di rivalsa. Non mi sento nessuno per giudicarla come persona, poiché tutti siamo umani e ognuno di noi ha un modo diverso di affrontare il dolore.
Grazie alle nuove abitudini acquisite, mi sono resa conto di essere davvero cambiata nel corso degli anni, così come è cambiata la mia vita.
Ecco perché voglio condiviere 5 buone abitudini per il nuovo anno che possono senz’altro accendere una lampadina.
Non è opportuno metterle tutte in pratica, anche perché ognuno di noi è diverso.
L’importanza delle abitudini
A me piacciono gli esempi concreti, come ormai avrete capito leggendo i miei articoli, perciò ecco un elenco di alcune azioni che sono diventate automatiche e costanti e che di conseguenza hanno cambiato il modo di percepire me stessa e il mondo che mi circonda.
Alzarmi prima dal letto.
Sembra strano se ci penso, eppure anni fa avevo preso l’abitudine di stare al computer fino a tardi, per poi svegliarmi il sabato e la domenica alle 10, alle 11 o anche a mezzogiorno. Nel corso dei mesi e degli anni, invece, ho scoperto che alzarmi tardi mi faceva sentire più stanca e meno determinata. Mi sembrava di avere troppo poco tempo per portare a termine i compiti della giornata.
Da un po’ di anni mi sveglio prima per andare al lavoro, verso le 6:00, ritagliandomi un’ora e mezzo per prepararmi, per dedicarmi al movimento fisico e alla crescita personale. Anche nel fine settimana in genere mi sveglio presto, nonostante nella maggior parte dei casi decida di rimanere nel letto (però a quel punto sono io che lo decido, non il mio pilota automatico).
Mi piace il mattino: l’aria è fresca e il tempo a disposizione è tanto. Mi piace pensare di ritagliarmi tutte i giorni uno spazio tutto mio per il benessere personale, ancor prima di pensare alle incombenze e al lavoro.
Scrivere e leggere.
Immergermi nella lettura, imparare cose nuove e meravigliarmi; sfogare le mie emozioni sul mio quaderno, fare il punto della situazione e dei miei obiettivi. Per acquisire questa abitudine, ho piano piano abbandonato quella di trascorrere tanto tempo sui social network, annoiandomi pure, tra l’altro.
Leggere un libro può avere un impatto positivo sulla mia vita, può darmi degli spunti di riflessione a cui non avevo mai pensato, oppure può farmi immergere in una storia e darmi la possibilità di immedesimarmi in altri personaggi.
Le attività di svago di tipo passivo (stare sui social network senza una meta precisa, guardare serie tv, ecc.) non sono utili sul lungo periodo. Leggere e imparare, invece, può rivelarsi al contrario un importante investimento capace di migliorare le nostre competenze.
Curare il mio stile.
In passato tendevo a trascurare il mio modo di vestire, per paura di essere percepita dagli altri come vanitosa. Ero convinta che le cose importanti fossero altre, ed effettivamente l’allenamento della mente per me rimane più importante. Mi sono accorta, però, di quanto mi faccia stare bene guardarmi allo specchio e sentirmi interessante, piacermi, scegliere con cura i vestiti che mi fanno sentire a mio agio, giocare con gli stili e immaginare di poter impersonare diverse versioni di me stessa. Fondamentalmente resto una ragazza acqua e sapone, che si veste in modo semplice e minimal. Tuttavia la dimensione delgioco, la magia di truccarsi, vestirsi, scegliere un determinato profumo, svuotano la mente dai pensieri che ci appesantiscono, cambiando la percezione di noi.
Cinque esempi di buone abitudini per il nuovo anno
Questi che ho scritto sono solo alcuni esempi presi dalla mia vita. Chiaramente non siamo tutti uguali e le abitudini sane da acquisire possono essere tante, ma soprattutto non sono per tutti le stesse.
Svegliarsi prima al mattino.
Come già detto, per chi può permetterselo (e non tutti possono) potrebbe essere un’opportunità per compiere fin da subito delle attività importanti (come lo sport o la lettura, ad esempio).
Leggere.
Per fare un esempio, Andrea Giuliodori, fondatore di EfficaceMente.com, ha scelto di leggere 52 libri all’anno, cioè un libro a settimana! Personalmente cerco di leggerne uno o due al mese, e per il momento mi trovo bene. C’è chi preferisce leggere libri cartacei e sottolinearli, c’è chi li prende in prestito in biblioteca, c’è chi ascolta gli audiolibri durante le sue passeggiate e chi legge e-book.
Trovare uno sport che ci piaccia e praticarlo con costanza.
Ballare, nuotare, fare pugilato, giocare a calcio, fare palestra…ci sono sport per ogni gusto, c’è davvero l’imbarazzo della scelta. E se per caso non potete permettervi di pagare un abbonamento per uno sport, potete attrezzarvi per correre in autonomia, fare trekking oppure semplicemente camminare. Inoltre, sul web oggigiorno ci sono molte risorse con lezioni varie. Bisogna solo fare dei tentativi, anche sbagliando, per trovare ciò che ci può piacere.
Organizzare dei pasti sani tutte le settimane, fare una bella lista della spesa e mangiare sano.
Lo ammetto, questa è l’abitudine che più di tutte mi ha messo in crisi. Il cibo ha una valenza sociale (pensiamo al classico aperitivo tra amici), ma anche emotiva, perciò è facile mangiare fuori pasto per fuggire da un’emozione spiacevole o per riempire un vuoto.
Fare una lista settimanale delle azioni specifiche per realizzare i propri obiettivi
Ad esempio, io mi ritaglio alcune ore alla settimana per imparare qualcosa di nuovo, per seguire videocorsi sulle capacità tecniche e trasversali che voglio allenare, per migliorare il mio inglese.
Da cosa nasce cosa
Spesso il momento che ci atterrisce di più è quello iniziale. Avete mai sentito parlare dell’ effetto farfalla? Quando si intraprende una nuova abitudine, spesso si innesca un meccanismo che fa sì che altre piccole azioni ci vengano spontanee, innescando dunque altre nuove abitudini che vanno a integrare l’abitudine che ci siamo sforzati di acquisire. Da cosa nasce cosa, e piano piano tutto cambia, anche se può sembrarci di no.
Tranello numero 1: la fretta di cambiare abitudini
Un grande tranello in cui cadiamo spesso è quello di voler cambiare vita dall’oggi al domani, scegliendo varie abitudini tutte insieme e pretendendo di mantenerle tutte. Ai primi segnali di cedimento o sgarro, mandiamo tutto all’aria e torniamo al punto di partenza.
Ciò che conta è prima di tutto non avere aspettative, ma godersi ogni momento in cui l’abitudine viene allenata. Se decido di iniziare a mangiar bene perché voglio dimagrire, dovrò concentrarmi sul piacere di compilare una lista della spesa, il piacere di cucinare, invece di guardarmi la pancia ogni giorno che passa, rimanendo deluso/a perché ancora non si vedono i risultati sperati.
Le abitudini vanno acquisite non solo per gli obiettivi a lungo termine, troppo lontani per darci una gratificazione quotidiana, ma anche per il piacere che proviamo nel metterle in atto. I risultati tangibili, poi, saranno una conseguenza che verrà col tempo. Ecco perché la fretta è una gran nemica; inoltre ci porta a voler cambiare più abitudini insieme, che ci richiede spesso uno sforzo al di sopra delle nostre energie, con la conseguenza di frustrarci.
L’ideale è iniziare a cambiare un’abitudine alla volta, dandosi del tempo, per poi passare all’abitudine successiva. La trasformazione non avviene dal giorno alla notte: ci vogliono mesi, a volte anni. Avete mai sentito parlare del Fattore 1%? Se non lo avete letto, vi consiglio questo libro dello psicologo Luca Mazzucchelli.
Tranello numero 2: Vedere tutto bianco o nero
Questa è la tipica trappola dei perfezionisti, quelli del “tutto o niente”. Beh, se si aspetta ad iniziare perché ci sembra di non avere tutto ciò che ci occorre per avere risultati ottimali, probabilmente non inizieremo mai. La vita ci chiede una prova di fede: dobbiamo agire ancor prima di vedere tutto chiaramente, ancor prima di aver risolto tutto; dobbiamo credere nel nostro sogno ancor prima di vederlo realizzato e agire tutti i giorni come se fosse già realtà.
Spero di aver acceso in voi una piccola riflessione.
“Dai, domani comincia un’altra bella settimana! Immagino tu non veda l’ora, eh!”
Poi, con un’espressione sorpresa, mi chiede: “Ho detto qualcosa di sbagliato? Ma stai bene?”
Con il battito del cuore accelerato e la voce tremolante rispondo che voglio essere lasciata in pace. E vorrei piangere come una bambina, sbraitare, vorrei dirgli che tutti loro non possono capire, forse non ricordano cosa significhi sentirsi inadeguati, inadatti.
La sensazione di sentirsi incapaci, quel batticuore che ti prende quando aspetti di fare una brutta figura davanti a un cliente, o quando speri che lui non si accorga di un errore che sai di aver fatto. Guardi le tue mani tremanti e cerchi di farle smettere, ma il tuo corpo rincara la dose e ora ti fa tremare anche le gambe. Ti senti sudato, ma fuori fa freddo, com’è possibile?
Percepisci l’odore acidulo che emani e ad un tratto ti incanti, perdi la concentrazione, non riesci ad andare avanti, se non scattosamente, sconclusionatamente, facendo ovviamente altri errori. Torni a casa e tutto ciò che hai voglia di fare è sdraiarti nel letto.
Non è affatto semplice descrivere cosa voglia dire sentire costantemente i nervi tesi, quando le tue energie preziose vengono risucchiate da un’attività che non ti dà piacere, che non ti fa sentire appagato, e intorno a te senti freddo, anche se ci sono venti gradi. Nessuno ha tempo per incoraggiarti, perché sono impegnati a correre di qua e di là.
Ma come se ne esce?
Vorrei raccontare ciò che mi ha aiutata a “danzare sotto la pioggia”, invece di aspettare che smettesse di piovere.
Come disse il dott. Catona durante una sua conferenza: “Non hai niente sotto controllo”.
Se da un lato il fatto di non avere il controllo ci fa stare sempre all’erta, d’altra parte è vero anche il contrario, perché se non possiamo controllare né la reazione degli altri, né gli avvenimenti, allora possiamo davvero mollare la presa e occuparci unicamente di agire.
Io, ad esempio, a un certo punto mi sono resa conto che c’era un denominatore comune nelle mie relazioni insoddisfacenti con gli altri: la mancanza di assertività.
Mi sono accorta che spesso, quando si intraprende un cammino di crescita personale e di consapevolezza, si instaura un circolo virtuoso e si migliora automaticamente in più campi.
In particolar modo: – molto legata all’assertività è l’autostima; – il rilassamento e una dieta equilibrata aiutano a sentirsi più energici e dunque a intraprendere altri cambiamenti positivi che altrimenti non avremmo la forza di intraprendere .
Semplificando, secondo me quando si vive una situazione che distrugge la nostra autostima, è bene iniziare a:
Compensare ciò che non ci piace con ciò che ci entusiasma.
Il circolo vizioso che spesso si instaura è stato molte volte descritto dall’immagine di un criceto che corre all’impazzata nella ruota; non lasciare che le tue energie finiscano, non lasciarti andare alla passività. Prenditi tutti i giorni dei momenti per sperimentare la gioia, soprattutto se si tratta di azioni costruttive e non passive (ma ben vengano anche i film e le serie tv, se ti fanno stare bene e ti appassionano). Programma del tempo solo per te stesso.
Prendere in considerazione il fatto che per stare meglio serve un po’ di sana fatica.
Credo sia una fatica positiva, che poi ti ripaga.
– Per migliorare la conoscenza di una lingua straniera dovrai sforzarti di trovare anche solo venti minuti al giorno;
– Per mangiare in modo equilibrato bisogna spesso programmare i pasti e magari cucinarli in anticipo, in modo da aver sempre qualcosa di sano già pronto e limitare così le tentazioni;
– Per diventare assertivi è necessario esercitarsi gradualmente fino a quando non si padroneggia l’abilità.
Si potrebbero fare decine e decine di esempi.
Quando in passato ebbi un periodo così negativo in cui non riuscivo quasi ad alzarmi dal letto se non per andare al lavoro, quando piangevo disperata prima di addormentarmi, per uscirne decisi di lavorare prima di tutto sul ripristino della mia energia psicofisica, che rappresentava la base senza la quale non avrei potuto compiere tutti gli altri piccoli passi che piano piano mi riportarono a uno stato di benessere.
Osservare le proprie emozioni, tutte quante!
Prendersi anche dieci minuti al giorno per chiudere gli occhi e osservare le emozioni e i pensieri che vanno e vengono è davvero fantastico. All’inizio mi sembrava davvero dura, poi a poco a poco è diventato piacevole. Esistono varie visualizzazioni guidate che aiutano molto. Vi consiglio il canale YouTube La Via della Consapevolezza
Fare spazio all’ansia, all’incertezza, alla rabbia durante una soleggiata giornata di primavera può scocciare a tutti, in un primo momento. “Ma perché devo avvelenare questa bella giornata, invece di cercare di essere felice?”, ci chiediamo. Eppure la tristezza, se accolta ed osservata come emozione a sé stante, slegata dalla causa che noi le attribuiamo, può regalarci grande pace e chiarezza.
Vi è mai capitato di sentirvi sopraffatti? Come ne siete usciti? Che azioni avete intrapreso? Condividetele nei commenti, grazie!