La terapia breve strategica di G. Nardone

da | Ago 28, 2022 | Benessere, Recensioni | 0 commenti

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In questo volume, pubblicato per la prima volta nel 2000, lo psicologo e psicoterapeuta Giorgio Nardone parla della sua terapia breve strategica e di come possa essere applicata concretamente ai diversi tipi di paura: monofobie, fobie generalizzate, ossessioni compulsive, fissazioni ipocondriache e fobie post-traumatiche.

Ho particolarmente apprezzato il fatto di inserire degli estratti delle sedute con i suoi pazienti, in modo da rendere chiaro questo approccio che a primo impatto può sembrare bizzarro, eppure ha una sua logica.

Ecco l’ insegnamento che ho potuto trarre da questo interessantissimo libro:

“La paura è un mostro da noi inventato dal quale siamo poi spaventati e perseguitati”.

La buona notizia è che, così come è stata creata, è possibile far svanire la paura.

La tendenza spontanea, tuttavia, è quella dell’evitamento delle situazioni temute, che non fa che spianare la strada ad altri evitamenti, rafforzando la sfiducia nelle proprie capacità.

Sulla stessa scia si colloca la richiesta costante di aiuto agli altri, che non fa che confermare l’incapacità del soggetto.

Un’altra strategia spesso adottata è il tentativo di tenere ossessivamente sotto controllo le proprie reazioni fisiologiche e comportamentali, arrivando ad analizzare ogni sintomo e creandosi da soli pensieri allarmanti che fanno perdere il controllo.

Come spiega Nardone, queste tentate soluzioni funzionano sul breve termine, aggravando sempre di più, però, il disturbo sul lungo periodo.

Dopo un’introduzione sul tema, l’autore passa a una rassegna dei vari tipi di fobia, che voglio riassumere qui sotto brevemente.

Monofobie.

Alcuni esempi delle monofobie più ricorrenti sono la paura dei ragni, degli scorpioni, dei serpenti, la paura di infettarsi, la paura di perdere il controllo (per esempio la paura di sudare eccessivamente, di arrossire o di parlare in pubblico), la paura degli eventi catastrofici (terremoti, abbandoni, lutti…).

Fobie generalizzate.

Vengono descritte dall’autore come “la paura della paura che scatena il panico”, che si innesca anche senza stimoli esterni. Nella maggior parte dei casi, le paure manifestate sono quella di morire, oppure quella di perdere la lucidità e impazzire. Nel primo caso la paura è associata a specifiche situazioni, come il trovarsi in mezzo alla folla, perciò le persone tendono a organizzare la vita sulla base dell’evitamento di quelle circostanze che possono essere previste; nel secondo caso invece l’attacco di panico può sopraggiungere in qualsiasi momento, perciò la persona sarà continuamente in allerta.

Ossessioni compulsive.

Nardone le suddivide essenzialmente in due classi: la prima riguarda l’esecuzione di azioni o pensieri che hanno lo scopo di proteggere da qualcosa che potrebbe essere accaduto (ad esempio il lavarsi le mani compulsivamente per eliminare lo sporco rimasto addosso); la seconda invece ha come scopo l’evitamento di un accadimento (per esempio con la ripetizione di formule mentali con l’obiettivo di evitare eventi spiacevoli o favorire eventi positivi).

Fissazioni ipocondriache.

Questo tipo di disturbo può essere definito “la sindrome del male oscuro”, poiché chi ne è affetto è alla continua caccia di una malattia all’interno del suo organismo: ascoltando il proprio corpo ossessivamente alla ricerca di segnali, spesso il soggetto si sottopone a ripetuti esami diagnostici e, ad ogni esito negativo, spesso si convince sempre di più che il male è così subdolo da richiedere ulteriori esami.

Fobie post-traumatiche.

Si tratta della paura che si ripeta un evento traumatico vissuto realmente, che purtroppo può diventare patologica nel momento in cui la reazione incontrollata di panico avviene in situazioni che possano essere associate a quella dell’esperienza traumatica.

Ecco qui i differenti tipi di fobie trattate dal dott. Nardone. Interessanti, no? Ma un’altra definizione che ho trovato molto utile è quella dell’ansia, che spesso viene utilizzata come sinonimo di paura.

Differenza tra ansia e paura.

Il disturbo fobico è una forma di percezione, mentre il disturbo d’ansia è una forma di reazione fisiologica. Certamente sono strettamente correlati, dato che il primo può produrre come effetto il secondo e viceversa.

La trappola delle tentate soluzioni.

Sono purtroppo le stesse strategie messe in atto dalle persone per evitare le paure, ad incrementarle. Le cosiddette tentate soluzioni alimentano i disturbi. L’intervento terapeutico che propone l’autore invece va ad incidere sul meccanismo che sostiene la paura, tramite stratagemmi costruiti ad hoc, diversi per ogni particolare situazione, per fare in modo che la persona arrivi a disinnescare senza troppi sforzi il circolo vizioso di paura-mancate soluzioni-paura.

L’espressione chiave è “senza rendersene conto”.
Se in molti tipi di psicoterapia la consapevolezza viene messa al centro e trattata come prerequisito per la guarigione dai disturbi, con questo approccio è piuttosto vero il contrario, cioè si parte da stratagemmi per portare la persona ad agire inconsapevolmente, per poi acquisirne consapevolezza in seguito, gradualmente, acquisendo poi il senso di autoefficacia necessario per farcela da sola.

Infine, tra i vari casi presentati da Nardone (per citarne alcuni: la paura degli escrementi, la fobia degli specchi, la paura di parlare in pubblico, la fissazione di essere brutto), ho scelto un piccolo estratto de Il caso della dipendenza patologica.

Una signora aveva il terrore di restare da sola, senza il marito, anche per pochi attimi. In terapia, Nardone le chiese di pensare che, ricevendo dal marito l’aiuto richiesto, lui le avrebbe contemporaneamente mandato due messaggi: il primo era del tipo “ti voglio bene e ti proteggo”; il secondo invece era “ti aiuto, perché da sola non puoi farcela”.

“Però badi bene, io non le sto chiedendo di non chiedere più aiuto, perché lei ora non è in grado di non chiedere aiuto. Le sto chiedendo soltanto di pensare che ogni qualvolta chiede aiuto e lo riceve, contribuisce a fare persistere e a fare aggravare i suoi problemi. Però mi raccomando, non si sforzi di riuscire a non chiedere aiuto poiché lei non è in grado di non chiedere aiuto”.

La tecnica utilizzata è proprio quella di mettere in contrasto una paura più grande (la paura di chiedere aiuto, che comporterà l’aggravarsi del problema di dipendenza) con la paura più piccola (data dai sintomi innescati). Così facendo, senza rendersene conto, la persona scopre gradualmente di riuscire a gestire ciò che prima avrebbe richiesto l’intervento di altri.

Per riassumere brevemente.

Secondo Nardone, ciò che aggrava i disturbi sono le tentate soluzioni, messe in atto dai soggetti per tenere sotto controllo la paura (che è una forma di percezione, da non confondersi con l’ansia, che è una manifestazione fisiologica di sintomi).
La sua terapia breve strategica si basa su stratagemmi studiati appositamente per ogni situazione, che mettano la persona in condizione di compiere quelle azioni da cui sono terrorizzate senza esserne consapevoli, acquisendone poi consapevolezza col tempo (non tanto tempo, dato che la maggior parte delle terapie con approccio breve-strategico dura da 2 a 8 mesi, in media).

Chiudendo, vorrei sottolineare che personalmente non ritengo che ci sia una terapia efficace per tutti, o una terapia migliore di altre in termini assoluti, dato che ognuno di noi ha esigenze e vissuti differenti. Accrescere però la consapevolezza che esistono varie strade percorribili e che ognuno di noi può trovare quella giusta per sé, è qualcosa che mi preme molto.

Volete saperne di più su Giorgio Nardone? Qui trovate una sua intervista molto interessante.

Alla prossima!

Chiara

Chiara Rocca

Nata e cresciuta in provincia di Prato, vivo e lavoro da qualche anno a Bologna. Sono sicura che ogni cambiamento interiore si rifletta poi all'esterno. Per questo amo condividere le mie esperienze e le mie letture. La condivisione e l'introspezione sono il punto di partenza per la crescita personale. Se avrò acceso una piccola scintilla anche in una sola persona, potrò dirmi soddisfatta.

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