Memorie di binge eating

Memorie di binge eating

Memorie di binge eating

Questo che state per leggere è un estratto del mio diario sul binge eating.

25 aprile. Rifletto. I partigiani avevano gli occhi infuocati di chi combatte per un ideale.
Oggi nei paesi più ricchi disponiamo di ogni comodità, abbiamo accesso a una gran quantità di informazioni in qualsiasi momento. La maggior parte di noi può decidere come trascorrere il tempo libero, chi glielo impedisce?
Eppure cresce il malessere.


Non sono riuscita a dormire. Continuavo a pensare “dai, prendo il cellulare e provo a vedere se su facebook c’è qualche novità. Magari qualcuno ha scritto qualcosa che potrebbe interessarmi. Davanti al mio letto c’è lo specchio e per un secondo guardo la mia immagine riflessa. “Che schifo. Ho un aspetto che fa schifo”. Si fa strada un leggero buco allo stomaco, ma io lo ignoro, perché so di aver cenato regolarmente, non posso aver fame seriamente, non è umano! Allora riprendo il telefono e comincio ad ascoltare con interesse degli audio di crescita personale. Sono molto interessanti e catturano per un po’ la mia attenzione.


Tic tac tic tac. Sono ancora le 23:11 e non ho sonno. Come farò a trascorrere un’altra mezz’ora o un’altra ora senza abbuffarmi?
In fondo che male c’è ad abbuffarsi. Potrei riempire il vuoto del mio stomaco, potrei sentirmi piena, essere felice. Del resto, il mio corpo sta soffrendo in questo stato. Ma io resisto. Prendo in mano il mio quaderno e inizio ad annotare qualche frase di riflessione che ho in testa. Lo richiudo. Prendo in mano il telefono e torno su facebook. 23:24: niente di nuovo. Mamma mia, è insopportabile questa sensazione di vuoto.
Non c’è nessuno là fuori per me. Mi liquiderebbero con un “dai, cerca di essere ottimista!” o un “dai, rilassati e cerca di dormire…Conta le pecore!”, ma io non posso smettere di sentirmi così.


Tic tac tic tac.


23:37 e decido di alzarmi. Vado in cucina e prendo nervosamente una fetta di pane e la cioccolata spalmabile. Spalmo la cioccolata velocemente, senza cura. Non mi rendo neanche conto di cosa sto facendo.


23:47 e ho perso il conto di ciò che ho divorato. Pane, cioccolata, biscotti alla marmellata, una fetta di torta, poi pane e maionese e poi di nuovo pane e cioccolata.


Finalmente mi sento piena, sfinita, posso ributtarmi nel letto, coprirmi, continuare a leggere sul cellulare fino a quando, finalmente, dopo che i miei occhi si saranno fatti rossi per lo stress a cui li ho sottoposti, dopo che avrò avvertito la pesantezza della mia pancia che sicuramente si sarebbe meritata di meglio, posso abbandonarmi all’incoscienza e sentire spegnersi il pulsante dell’insoddisfazione.

Questo è ciò che ho provato spesso per anni. Si era creato un circolo di amore-odio verso i dolciumi e i cibi molto salati e grassi. Cercavo rigidamente di mangiare bene, di sentirmi leggera, ma in qualche modo la confusione mentale, l’impazienza, il rifiuto delle emozioni scomode mi facevano tornare quella sensazione di fame che non mi lasciava in pace.

Ortoressia e binge eating: due facce della stessa medaglia


La mia passione per l’alimentazione naturale era nata da tempo. Mi piaceva intrattenermi a leggere informazioni sulle proprietà degli alimenti che secondo me facevano bene, oltre che sulle caratteristiche negative degli alimenti sconsigliati – perché troppo grassi o troppo zuccherati. Su internet e in biblioteca potevo trovare ogni genere di informazione e addirittura in qualche libro si poteva leggere di come alcune persone fossero guarite da malattie gravi grazie all’alimentazione.


Durante i periodi più stancanti, in cui tendevo a soffrire di gonfiore, stitichezza alternata a diarrea, davo la colpa interamente alla mia alimentazione: non ero abbastanza brava e costante nel mangiare in modo sano. E così iniziavo dei periodi di “depurazione”, seguiti poi da periodi di stress e di alimentazione incontrollata. Tutto questo non faceva che stressare anche la mia pancia stessa, peggiorando i sintomi.

Questo non vuol dire che la passione per l’alimentazione naturale, per le verdure e per la frutta siano sbagliate, anzi. Ma da un eccesso si arriva spesso al suo opposto. La rigidità apre le porte al malessere, che a sua volta ci spinge a infrangere le regole che noi stessi ci siamo imposti.

Se ne può uscire?


Contrariamente a ciò che pensavo, sì che possiamo uscirne. Tuttavia il percorso è fatto di valli e monti, di salite e discese, di alti e bassi. Ci sono giorni in cui lo stress è alle stelle e mi viene proprio spontaneo aprire la credenza e mangiare senza pensare, senza consapevolezza. Ho imparato a darmi il permesso di farlo, senza sensi di colpa e, incredibilmente, questo ha davvero ridotto il numero di volte in cui perdo il controllo.

La fame senza controllo è li per un motivo (o più di uno)

I motivi vanno scoperti di volta in volta, ascoltandosi. Non c’è una formula magica che ci permette di scoprire cosa si nasconda nella sensazione di vuoto che colmiamo col cibo. Si può trattare di tanti motivi, magari tra loro concatenati.
Ad esempio, a me accadeva spesso (e ora mi accade solo talvolta) di sentirmi sfinita dopo l’intera giornata trascorsa al lavoro e poi nel traffico per tornare a casa. Una volta a casa, mi sentivo sopraffatta dalle altre attività da svolgere (cucinare, lavare i piatti eccetera), oltre che dalla fame biologica che spesso avvertivo. La fame della mia pancia e la fame delle emozioni creavano a volte un miscuglio deleterio, che mi portava a mangiare senza piacere, ma solo per mettere a tacere quella pesantezza che sentivo dentro, rovinando fra l’altro anche il momento della cena.
Dopo un’abbuffata mi capitava di sentirmi sfinita, di avere solo voglia di sdraiarmi, di non avere più energie per fare qualcosa di positivo (come ad esempio un po’ di movimento).

Ognuno di noi ha la possibilità di fermarsi un attimo e rattristarsi, se ne sente il bisogno, oppure di piangere o di sentire la rabbia che scorre nelle vene.

Qualche consiglio pratico


Passioni


Come ho scritto varie volte (anche qui), secondo me alcune possibilità che abbiamo per ridurre la perdita di controllo sul cibo sono la scrittura, il disegno, il canto, il ballo, lo sport e tutte quelle attività gratificanti e benefiche che sono faticose ma allo stesso tempo ci donano energia nuova.

Ritrovare il piacere di cucinare


Sentire il profumo, ricercare nuove ricette, variare e introdurre tanti cibi che ci piacciono e ci mettono di buon umore aiuta tanto a far pace con il cibo.

Reintrodurre i cibi che giudichiamo come nocivi


Un altro modo per intraprendere un percorso di equilibrio è ritrovare il piacere nel cibo stesso e nella vita in generale. Si possono ad esempio fare due liste di cibi, una con tutto ciò che ci piace ma che riteniamo nocivo e una con tutto ciò che ci piace e che riteniamo sano. Poi si può iniziare a introdurre questi alimenti gradualmente, inserendo sia gli uni che gli altri, con equilibrio.

Fare un percorso con una dietista olistica


Esistono vari percorsi, anche online. Ad esempio io ho intrapreso e mi sento di consigliare il percorso con Martina Pellegrini.

E voi? Avete dei modi per esprimere queste emozioni senza tentare di cacciarle via?

Se vi va, rispondete al mio sondaggio!

Quali motivi ti spingono a perdere il controllo con il cibo?
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