Superare la rigidità mentale

Superare la rigidità mentale

“Ci provo, ma non riesco. Allora smetto di provarci. Tanto è inutile, non serve.
Ho tentato di ridurre l’impatto che ho sul pianeta. Volevo sentirmi leggera, senza colpa. Poi mi sono scontrata con la realtà, che non è così lineare. Non sempre basta desiderare di fare qualcosa per riuscire a cambiare il mondo”.

“Ho cercato di concentrarmi. Eppure ho continuato a perdere la concentrazione, ancora e ancora”.

“Avrei voluto esprimere subito ciò che mi dava fastidio. Eppure non ci sono riuscita. Mi sono arrabbiata improvvisamente dopo alcuni giorni. Nessuno ne ha capito il motivo, sembravo pazza”.

“Avrei voluto sentirmi leggera, perciò ho cercato di mangiare bene. Ma sai una cosa? Non ci riesco. Dunque mi abbuffo e poi sto male. Mi sento impura”.

“Ho provato a controllare tutto. Non volevo provare lo stress, eppure non sono riuscita a evitarlo. Non volevo sentirmi inadeguata, eppure l’insicurezza ha continuato ad arrivare.
Allora smetto, tanto è inutile”.

Questo che avete letto è soltanto uno dei tanti esempi del mio dialogo interiore. Io lo chiamo “il pensiero del tutto o niente”.

Ossessionarsi.

Quando ci impuntiamo su qualcosa, spesso c’è il rischio di cadere nella trappola della fretta.

Ad esempio, quando ho iniziato ad avvicinarmi al minimalismo, all’arte di tenere in casa solo ciò che aveva un valore per me (che fosse affettivo o di utilità pratica), sono spesso scivolata nell’ossessione. Volevo raggiungere subito un risultato concreto, volevo purificarmi subito, stare bene all’istante, eliminare tutte le scorie, tutto il superfluo. Eppure si tratta di un processo che ha bisogno dei suoi tempi, ma soprattutto ho imparato che sbagliare è normale, che ancora adesso a volte compro qualcosa che in realtà non mi era davvero utile, oppure che a volte devo fare una scelta tra eliminare il superfluo buttando via oggetti che potrebbero essere ancora utilizzati (non riuscendo a trovare nessuno a cui regalarli), o accatastare questi ultimi in un angolo per evitare di buttarli.

Lo stesso discorso si può fare con tutti gli altri obiettivi: mangiare bene, ad esempio. Quante volte ho sperato di cambiare il mio comportamento alimentare, imponendomi delle regole? Eppure conosco persone che spesso si concedono degli sgarri piacevoli, libere dal senso di colpa e riescono comunque a rimanere in forma. Io invece passavo spesso da una dieta ferrea a sgarri davvero incontrollati. Dalla purezza all’inferno, dalla perfezione al disastro.

Lo psichiatra e psicoterapeuta Raffaele Morelli spesso afferma che ci si ammala quando si vuole essere una sola cosa, quando si diventa unilaterali. La mia volontà di avere un fisico in salute è sicuramente comprensibile, ma è appunto la mia ossessione a renderla dannosa, ad allontanarmi dal mio desiderio di salute. É molto più semplice cercare di coltivare il benessere in altri ambiti della vita, in modo da allontanare spontaneamente la voglia incontrollata di cibo, piuttosto che ossessionarsi rigidamente sull’autocontrollo.

Accettare le proprie contraddizioni.

Io sono quella che mangia bene ma che allo stesso tempo, a volte, si gode dei piaceri senza sensi di colpa.
Io sono quella che cerca di avere un basso impatto ambientale ma che allo stesso tempo, a volte, per comodità o per necessità, si concede dei piaceri superflui, oggetti superflui, viaggi…
La pressione per la perfezione porta a sentirsi frustrati e la frustrazione ci allontana da tutto ciò che vorremmo.

Una riflessione sulla fretta.

Quando scoprite che vi state ossessionando con un pensiero fisso (che sia la volontà di raggiungere un obiettivo o la fretta di prendere una decisione importante), come agite? Non cominciate a leggere tutto ciò che vi capita sull’argomento? Non sentite la fretta di arrivare al risultato, di smettere di sentirvi indecisi?

Beh, io penso che sia importante leggere e conoscere, ma non in momenti di crisi.
Mi spiego meglio.
Sforzarvi di arrivare il prima possibile al risultato, sforzarvi di capire cosa fare potrebbe appesantirvi, coprire con un velo tutto ciò che il presente vi offre.

Ciò che ha aiutato me in alcuni momenti difficili è stato mollare la presa, disintossicarmi per un certo periodo dall’argomento. Ricominciare a pensare al presente, cercare di crearmi uno spazio tutto mio in cui rilassarmi e pensare ad altro.

E voi vi siete mai trovati ad affrontare la vostra stessa rigidità? Su quali argomenti? Se vi va, condividete le vostre esperienze nei commenti.

Chiara

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