Come tirarsi su di morale

Come tirarsi su di morale

I pensieri negativi ci tolgono la gioia di vivere, se li coltiviamo a lungo, se li lasciamo sedimentare nelle nostre menti. Diventiamo ciechi, non vediamo la bellezza che ci circonda. Sappiamo che c’è, forse la vediamo anche, ma non la percepiamo con tutti i nostri sensi.

A volte ci sentiamo soli: improvvisamente la solitudine ci appare davanti.
Eppure ci sono momenti in cui diventa una compagna di viaggio gradevole, soprattutto quando più solitudini si sommano tra loro. Mi è sempre piaciuto, ad esempio, osservare i paesaggi in movimento dal finestrino del treno. A volte, durante momenti di tristezza, ho osservato le altre persone assorte nei propri pensieri. A volte erano così silenziose, tanto che mi davano l’impressione di essere benevole, che potessero addirittura capirmi, quando non mi sentivo capita da nessuno…

L’incomprensione fa male, d’altronde. É come quando tutti si concentrano, ma tu non riesci; come quando tutti si sentono parte del gruppo, ma tu no; come quando gli altri si avvicinano a te perché vorrebbero aiutarti, ma tu ti allontani per orgoglio, anche se sai benissimo che questo ti farà stare peggio.

Mi piace osservare la mia tisana colorata che emette fumo; è di un bel colore rosso aranciato, è accogliente, mi rilassa, mi ricorda che c’è un angolo di pace, anche in quelle giornate che mi hanno messa a dura prova.

Amo quando fuori piove e sento la pioggia cadere e, se ascolto bene, ne posso riconoscere il ritmo e i suoi cambiamenti. Qualche volta il mio ritmo interiore sembra unirsi a quel suono.

Il momento presente.

Questi sono tutti esempi della permanenza nel momento presente. E queste piccole azioni, se ripetute, ci possono salvare dai pensieri ossessivi.

Quando ci si ossessiona con tutto ciò che vorremmo cambiare, non possiamo vedere tutta questa bellezza. Diventiamo ciechi. Continuiamo a pensare ai nostri progetti che non stanno andando in porto, come se il pensarci ossessivamente potesse farli andare per il verso giusto.

Farsi prendere dai pensieri negativi accade e può accadere più volte anche nel corso della stessa giornata.

Il punto è ricordarsi, il più spesso possibile, di tornare nel presente.

In quei momenti di difficoltà, cerco di ricordare alcune delle frasi più illuminanti dei libri che ho letto. A proposito, voglio condividerne un paio con voi.

“Il mondo della realtà è reale, il mondo della mente non è reale”.
Giulio Cesare Giacobbe, Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita

“Fede significa scegliere di credere prima di avere una prova definitiva”.
Il pensiero positivo di Anthony de Mello

A proposito, se vi interessa approfondire la filosofia alla base della meditazione, potete leggere la mia recensione del libro Come diventare un Buddha in cinque settimane di Giulio Cesare Giacobbe.

Il fatto è che spesso lasciarsi andare al negativo ci dà qualche vantaggio. Vi è mai capitato di voler rimanere immersi nel mare nero di sofferenza, piuttosto che rischiare di alzarvi per poi ricaderci?

“Chi me lo fa fare di sforzarmi, se poi probabilmente ci ricadrò?”

“Perché dovrei godermi questo momento, se so che domani starò male? Se riesco a rassegnarmi al malessere, peggio di così non potrà andare”.

Il fatto è che può sempre andare peggio.

Pensiamo a una situazione esemplificativa.

Al lavoro mi sono sentita una fallita a causa di un errore commesso. Partono i pensieri negativi: “Non ne combini una giusta. Certo che la concentrazione non sai neanche dove stia di casa. Sei la solita imbranata. Non cambi mai.”

Rientro a casa e mi accorgo che il mio umore è così a terra che non ho neanche la forza di cucinare qualcosa di sano, così passo la serata a mangiucchiare biscotti al cioccolato, sentendomi poi peggio. La mattina seguente mi sveglio ancora più stanca, anche a causa del disordine alimentare e mentale della sera precedente. Non avendo avuto energie da spendere per me stessa il giorno prima, non ho preparato nessun tipo di progetto per la giornata, perciò è probabile che non saprò dirigere la mia attenzione, così passerò probabilmente il tempo libero all’insegna del disordine e del senso di colpa che ne deriva.
A meno che…io non torni nel presente.

Il presente è la chiave.
Fare un’attività che ci piace. Agire, invece di pensare.

I pensieri torneranno, è vero, ma se li sapremo osservare, verranno per poi andarsene.

Questa è una delle alternative alla nevrosi: il cosiddetto Retto Sforzo buddhista, spiegato molto bene anche nel libro di Giulio Cesare Giacobbe, Come diventare un Buddha in cinque settimane. Lo sforzo consiste infatti nell’osservazione consapevole del pensiero, per ricordarci il più possibile che noi non siamo quel pensiero.

Altro esempio simile.

Mi dicono che sbaglio sempre. Si produce dentro di me un pensiero: “Sbaglio sempre, non sono capace”. Se mi identifico con quel pensiero, la sofferenza si prolungherà. Se lo osservo, soffro sul momento e poi riporto l’attenzione sul presente, e così quel pensiero sarà uno dei tanti pensieri che arrivano e se ne vanno, non lo farò cristallizzare nella mia psiche, non ci tornerò sempre con la mente, rafforzandolo.

Così, ogni volta che accade qualcosa di spiacevole, mi sono allenata a tornare nel presente il prima possibile. A volte ci metto tanto tempo, prima di ricordarmene. E’ un allenamento, diventa piano piano un’abitudine. Basta dirsi “ok, in questo momento noto la sofferenza. Ora faccio un grande respiro, lento. Osservo l’ambiente che mi circonda, esco dalla mia mente, ascolto i rumori provenienti dalla strada”.

Buona giornata e buon presente a tutti.

Chiara

Uscire dalla spirale della negatività

Uscire dalla spirale della negatività

Qualche anno fa ricordo di essere rimasta amareggiata, quando ho letto un paragrafo del libro di Leo Buscaglia Vivere, amare, capirsi. Parla di un esempio che sicuramente può suonare un po’ estremizzato, ma credo che renda bene l’idea del nostro modo di vedere la vita, quando ci lasciamo trasportare dalla spirale di pensieri negativi:

“Lei aspetta.
Lui ha detto che avrebbe chiamato alle quattro, e il cuore della ragazza è pronto a ricevere la telefonata sin dall’una; la ragazza dice alle sue compagne di stare lontane dal telefono. Aspetta e aspetta, e finalmente arrivano le quattro e il telefono non squilla.
E lei continua ad aspettare, e il telefono non suona alle quattro e mezzo, e non suona alle cinque, e non suona alle sei, e alle nove lei è disperata.
Va in bagno e si taglia le vene.
Perché?
Perché pensava che fosse l’unica alternativa.”

Spesso è capitato anche a me di legare la mia pace a un’azione o a un evento. Chi l’ha provato, può capire: ci si sente come in una prigione, non pensiamo neanche che possano esserci delle alternative.
Ma le alternative ci sono, solo che per trovarle bisogna compiere uno sforzo.

Vorrei qui condividere alcune strategie che mi aiutano quando sto per precipitare nel girone infernale del “non c’è via d’uscita”.

Sfogarsi.

Per prima cosa, sfogatevi. Se vi sentite delusi, arrabbiati o altro, sfogatevi.

Scrivere, disegnare, cantare, camminare da soli osservando la strada e ascoltando il suono del vento. Se ne avete bisogno, chiudetevi in stanza e piangete fino a quando non sentirete un senso di sollievo, quel senso che si prova anche dopo aver superato una bella prova di coraggio.

“Le lacrime sono un fiume che vi conduce da qualche parte. Il pianto crea attorno alla barca un fiume che porta la vostra vita-anima. Le lacrime sollevano la vostra barca al di sopra degli scogli, delle secche, conducendovi in un posto nuovo, migliore”.
Clarissa Pinkola Estés – Donne che corrono coi lupi

Calmatevi, quando ve la sentite. Fate dei bei respiri profondi.
Pensate, e se volete scrivete nero su bianco tutte le attività che vi riempiono il cuore di gioia. Trovatele e tenetele a portata di mano.

È vero che non si ha voglia di fare niente, quando si è giù di morale, ma fare uno sforzo vi aiuterà. Potete scrivere una lista di canzoni da ascoltare, o dei film da vedere sull’ argomento che in quel momento vi crea apprensione, per esempio.

Lasciate andare l’aspettativa che vi immobilizza. Che ci piaccia o no, la vita è come un fiume e non sta certo dietro ai nostri programmi e alle scadenze che ci diamo.

È certamente possibile lavorare per raggiungere degli obiettivi, ma a volte la vita stravolge i nostri piani e noi non vediamo altre alternative, vediamo solo il fallimento.

Domande a cascata.

Cominciamo a porci delle domande.

Ok, non è andata come pensavo, cosa posso fare? C’è un’alternativa? Quali altre strade ho per sentirmi meglio? Posso chiedere aiuto a chi c’è passato prima di me? Posso decidere di andare da un terapeuta? Posso fare un corso?

Impariamo a lasciare andare le aspettative assolute. Vediamole piuttosto come possibili alternative, in modo flessibile. Ok, potrebbe andare così, ma se non andrà nel modo che mi ero immaginato, accetterò quel che è.

Le aspettative vengono a trovarci giorno per giorno, e noi possiamo lasciarle andare, di volta in volta. La parte difficile di questo esercizio è proprio quello di ricordarsi di non identificarsi con i propri pensieri. Ricordiamoci che non sono la realtà, ma rispecchiano le percezioni che abbiamo della realtà in un dato momento.

Il giardino segreto.

Createvi una sorta di giardino segreto, a cui potete accedere per ricaricare le energie, per prendervi una piccola pausa dal mondo, per darvi l’amore di cui avete bisogno. La vostra mente e il vostro corpo ringrazieranno.

Chiara

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