Ho da poco finito di guardare questa serie tv presente su Netflix.
Trattamento sanitario obbligatorio.
Differenze tra gli anni ’90 e i giorni nostri
La serie è tratta dal libro di Daniele Mencarelli, che negli anni ’90 venne sottoposto a un ricovero in un ospedale psichiatrico dopo un violento attacco di rabbia. La serie tv è stata tuttavia ambientata ai giorni nostri.
Degli anni ’90 fa parte in generale l’ atteggiamento del personale infermieristico, in alcuni casi duro e ostile.
Dei giorni nostri invece è presente l’accenno ai social network e al ruolo negativo che possono esercitare sulla vita delle persone (soprattutto di quelle più fragili).
Temi della serie
Tra i temi affrontati troviamo:
Bipolarismo
Suicidio
Attacchi di rabbia
Fratellanza
Lutto
Ho trovato molto interessante il fatto che venga dato spazio ad alcuni particolari della storia di ognuno dei pazienti, non solo del protagonista Daniele.
Nel caso di quest’ultimo, nel corso della serie si comprende come la sua stabilità mentale fosse già a rischio prima della vicenda che lo ha portato nell’istituto.
Daniele viene trattato (soprattutto dal fratello e dalla sorella) come la “testa calda” della famiglia, quello che ha sempre creato guai e dolore.
L’ atteggiamento dei genitori del protagonista
I genitori, dopo un primo momento di rassegnazione e di allontanamento da Daniele, torneranno pian piano a sperare nella sua guarigione.
Il legame tra i personaggi
Il legame instaurato tra i personaggi costituisce la possibilità di salvezza per tutti loro.
Mario si dimostra un uomo dal cuore d’oro e nutre un affetto di tipo paterno nei confronti degli altri.
Gianluca è vittima di incomprensione e maltrattamento da parte dei familiari, a causa del suo orientamento sessuale. Tanto gentile e gioioso, quanto geloso e soggetto a sbalzi di umore, renderà la permanenza allegra e ricca di colpi di scena.
Giorgio rappresenta il “gigante buono”, un ragazzo mansueto. Nasconde però un forte trauma legato alla morte della madre, che gli causa attacchi di rabbia e un senso di impotenza.
Di Madonnina e Alessandro invece non sappiamo molto, a causa della loro impossibilità di esprimersi a parole. Partecipano, tuttavia, alla creazione di un clima fratellanza con la loro semplice presenza. Tanto che, in più di un’occasione, il protagonista fantastica di poterci parlare apertamente.
Nina, che probabilmente è quella che desta più irritazione e meno empatia, sotto la corazza da ragazza attraente e potente si rivela un’anima fragile, manovrata da una madre che la vuole famosa a tutti i costi, a costo anche della sua salute mentale. Consapevole della propria incompetenza come attrice, si mostra fredda e superba, celando tuttavia una grave sofferenza.
Ho trovato la serie molto toccante e interpretata egregiamente.
Mi fa piacere che i temi della malattia mentale e dei disturbi psichici vengano affrontati sempre più spesso rispetto agli anni passati.
Mi dispiace solo di aver visto prima la serie rispetto al libro, ma non mancherò di leggere anche quello.
Per una recensione della serie tv realizzata dallo psicologo Gennaro Romagnoli, cliccate qui.
A presto!
Chiara
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